Spesso si assiste ad un’incapacità generalizzata di attendere: si deve sempre fare, ci si deve sempre intrattenere con qualcosa, si deve sempre essere produttivi, con effetti a lungo termine rischiosi, che vanno al di là dell’intolleranza della noia o della possibilità di giovare dell’ozio.
Questa nuova tendenza non riguarda solo gli adulti, ma anche i bambini.
I genitori sono i primi ad attivare questo comportamento nei propri figli, fondamentalmente per due ragioni: in primis è una dimostrazione della loro presenza e attenzione “ho cercato e trovato un passatempo adatto a mio figlio” ; in seconda battuta è una forma di controllo che rassicura i più ansiosi: “so cosa fa in mia assenza” . Gli educatori, di conseguenza, si sentono ingaggiati a dover sollecitare a loro volta i bambini per avere “prove” del loro operato, materiali che testimonino l’attività durante la loro permanenza al nido o a scuola.